“Tigre contro tigre…” ripete la bimba additando alla gabbia.
“Che cosa vuoi dire?” le chiedo.
“Che quelle tigri là adesso son lì calme, ma se cominciano a
litigare, anche solo per un pezzo di carne, diventano nemiche, dimenticano di
essere nella stessa gabbia e della stessa razza”.
“Già. Succede anche a noi qui fuori: basta poco per dimenticarci
di essere di una stessa famiglia umana, appena vediamo qualcosa che ci
interessa e che vogliamo per noi”.
La tigre appare ora bella e calma, ma ogni volta che vede
qualcosa di interessante per lei, sia in bene che in male, agisce mettendo in
moto tutta la potenza che ha dentro di sé, per raggiungere quello che vuole.
Senza guardare in faccia a nessuno. In negativo e in positivo, questo lo si può
applicare anche a noi.
La bimba rimane a osservare tra le sbarre quella tigre, poi riprende: “Ma lo sai che più la guardo, più la sento venire dentro di me, come se mi passasse la sua forza? Mi sembra di ricevere la sua forza solo stando qui a osservarla!”.
Anche una piccola rana, debole e indifesa, può ricevere forza osservando la tigre. Può ricevere la sua tenacia, la sua caparbietà, il suo slancio e la sua tattica per affrontare la vita. Ma certo è che se la rana osservando la tigre vien tratta in inganno ed è costretta ad imitarne solo la forza bruta e violenta a scapito dei simili più deboli, sarà in crisi nella sua identità e non saprà più come affrontare con le sue buone intenzioni quel mondo che la tigre le ha mostrato con delle cattive informazioni.