Mentre procediamo, ecco che da dietro le sbarre di una specie di stalla un giovanotto sta sollevando del fieno con una forca, e lo sparge ora a destra ora a manca.
“Ciao, bimba, come ti chiami?” si rivolge a lei il giovane.
“...Rana Vera…” risponde lei decisa balzando in avanti verso
lui.
“E tu, come ti chiami?”
“Io sono Johnny…Rana Vera?...Ma è proprio questo il tuo nome?”.
“Metà Rana, metà Vera: è un nome anfibio…”
“Oehh!...” esclama il giovane appoggiandosi alla forca.
“Tu abiti qui con gli animali?” chiede la bimba.
“No, no…lavoro qui…dò loro da mangiare, e metto in ordine…”
“E non hai paura quando vai vicino a quelli feroci?” chiede lei.
“Beh, quando vado da quelli, sto bene attento e ho le mie
precauzioni e gli strumenti adatti…ma non sono quelli i più pericolosi…”
“Oh!” intervengo io con uno scatto di meraviglia.
“Non ci crederete, ma a mie spese ho imparato a stare attento
più a non dar troppa confidenza a quelli che sembrano calmi e domestici…”
“???...” e lo osserviamo con stupore sia io che la bimba.
“Tempo fa stavo mettendo della biada nella mangiatoia, non
curandomi troppo dell’asino dietro di me, che non so se avesse la luna quel
giorno o si è sentito in pericolo, mi si è d’improvviso avvicinato e mi ha
morsicato in pieno sedere…niente di grave, però qualche punto me lo hanno
messo…e così da asino che sono stato io quel giorno, ho imparato a guardarmi
bene e con prudenza non solo da quelli che credo feroci, ma anche da quelli che
credo sono amici, ma vanno sempre accostati come animali”.
Dopo aver parlato con lui ancora un po’, salutiamo e procediamo…