Lo sguardo della bimba è come rapito dal rapace, e lei è come incantata di fronte a quell’aquila che ruota pian piano la sua testa a destra e a sinistra, come a guardarsi intorno guardinga. “Cosa stai pensando?” le domando incuriosito, vedendola lì così.
“Questa aquila sta suggerendo cose importanti per me rana…”
risponde a mo’ di oracolo.
“Ti sta parlando?” ribatto con tono un poco ironico.
“Non ci crederai, ma lei che adesso non può più volare alto, sta
usando un’altra capacità, che è quella di mandare fuori da sé tanta energia,
che è come, anzi di più che volare altissimo!”.
“E te la passa, questa energia?” chiedo un po’ ironico nel dire.
“Sì, spandendola attorno a sé, per chi vuole ricevere,
attraverso i suoi occhi che sono come raggi di sole; per me adesso, e anche per
te, se vuoi essere illuminato”.
“E’ un’aquila illuminante, allora, una specie di Buddha!” e
sorrido.
“Guarda che c’è poco da ridere – continua seria la bimba – lei è
molto triste, non può più dare quello che è, e ci regala lo stesso dalla sua
tristezza quello che gli rimane di bello e di buono. Invece di tenerselo per
sé, pensa ancora a regalare quello che ha. E’ un’aquila molto triste, ma
soprattutto che regala amicizia”.
A volte pensiamo di vedere nell’altro quello che c’è o che non
ha, ma non vediamo mai quello che in verità emerge quando l’altro comincia a
soffrire, esprimendo da sé per noi quello che senza lo sguardo di questa bimba
noi non vedremmo mai.
Ma lei, ispirandosi alla rana, è come balzata al di là della
grata, ad abbracciare quella triste aquila che le regala, al di là della sua
tristezza, la sua capacità di elevarsi oltre ogni umana altezza, là dove solo
un’anima animale in modo naturale ci mostra l’umanità.