Il Pavone

“Che bello…!” ammira la bimba contemplando l’animale.

Allora le racconto la leggenda del pavone…

La bella e giovane ninfa Io stava rientrando a casa, quando lo sguardo di Zeus si posò su di lei. Tentò di fuggire correndo nel bosco per nascondersi ma Zeus fece scendere una fitta nebbia, che gli permise di avvicinarla e di farla sua. Giunone, moglie di Zeus, si insospettì vedendo tutta quella oscurità e così, gelosa, scese sulla terra ed eliminò la nebbia per capire cosa stesse accadendo. Zeus si accorse che la moglie era nei paraggi e per sviarla, tramutò Io in una giovenca. Giunone la vide e volle averla in regalo tanto era bella. Zeus accettò per non insospettirla e Giunone, che in realtà aveva intuito la verità, la affidò ad Argo dai cento occhi, che l’avrebbe custodita con attenzione. Un giorno la giovenca Io si avvicinò a un fiume specchiandosi nelle sue acque, ma vedendosi, si ritrasse intimorita. Proprio in quel momento giunse Argo che la trascinò via. Ma Zeus si impietosì per la ragazza e decise di farla liberare da Mercurio. Quest’ultimo nei panni di un pastore si presentò ad Argo suonando una dolce musica. Argo si addormentò e Mercurio gli tagliò la testa dai cento occhi. Quando Giunone lo scoprì, si arrabbiò moltissimo e costrinse Io a peregrinare per il mondo, finché raggiunse le sponde del Nilo. Qui Io supplicò Zeus di avere pietà. Quest’ultimo riuscì a convincere Giunone a liberarla e Io si trasformò finalmente in una fanciulla. Giunone raccolse la testa di Argo e per omaggiarlo mise i suoi cento occhi di luce sulla coda della sua creatura sacra, il pavone. Questi occhi simboleggiano le stelle, l’universo, la luna, la volta celeste.           I Romani non a caso chiamavano il pavone “uccello di Giunone” e dicevano che accompagnasse le anime delle imperatrici nell’aldilà.