Una pausa giocosa in questa visita serena non può fare a meno di riferirsi al dondolarsi su una altalena, un passatempo per la bimba, ma anche un simbolo del suo essere rana: un po’ qua, un po’ là, in cerca di una sperata serenità, che qui, almeno in parte, è accennata dall’altalena.
Il su e giù dell’altalena non è altro che l’altalenarsi delle fasi della
vita, degli affetti e degli effetti che viviamo. A chi accompagna l’avventura
della bimba, il compito di spingere perché il su e giù sia equilibrato. Ma
qualcuno, nel caso della bimba, ha forzato il movimento e ha trattenuto la
piccola in una fase che non ha più trovato la corrispondenza, facendole perdere
così l’equilibrio, esponendola così a una caduta rovinosa.
“Spingi più forte!...Più forte!” mi invita a gran voce la bimba. A lei
piace lanciarsi nell’avventura della vita, rischiare, andare oltre… “Più di
così non si può, non riesco e non è possibile!” rispondo ponendo fine al mio
sforzo che ha esasperato le mie energie. Ma a lei questo non basta, e con mani e
gambe, a mo’ della rana, distende e ritrae a scatti il proprio corpo per
renderlo più capace di balzare ancor più in là della fine del movimento
dell’altalena. Lo zoo non la rinchiude
affatto, anzi, le sprigiona le energie sommesse e inespresse. Solo lo zoo della
vita esterna a questo parco le sarà di gabbia, di recinzione, di limite e di
asfissia, dove chi l’avrebbe dovuta amare la farà smettere di giocare,
riversandole addosso serietà e pessimismo, solitudine e disprezzo,
incomprensione e continuo richiamo a essere quello che non avrebbe dovuto
essere: un’altra da sé. Ma per ora, la pausa dello zoo e un po’ di svago
sull’altalena le dà un po’ di gioia.