Nel laghetto dei cigni ci si specchia assieme a loro, ricordando a noi il guardar la nostra immagine come riflesso della nostra vita.
Il cigno è il riflesso di chi vuol riflettere solo se stesso e
essere al meglio della propria identità, ignorando quello che sta attorno. L’eleganza
e la visione a 360 gradi non permette a nessuno di competere con sé, e ogni
altra creatura in quel mentre è ignorata. Il cigno è creatura nobile ma che
esclude da sé quel che dal mondo gli è dato, come quell’umano che si specchia
nel mondo e non vede altro che sé.
“Nel suo laghetto fa la sua bella figura!” osserva la bimba.
“Fuori da quel laghetto non sarebbe che un nulla” osservo io.
Finchè ci si specchia e ci si approva, come il cigno anche
l’umano si consola, ma non porta a niente al di fuori di sé, oltre quello che
vede riflesso sull’acqua: il proprio io, la propria immagine limpida. Quella
limpidezza gli fa credere di essere bella presenza e con un valore acquisito
senza dover niente ad alcuno, mentre il rapporto con ogni animale diventa non
più la cosa essenziale.
La bimba si specchia nel laghetto del cigno e muove se stessa
agitando le braccia, un modo per dire all’eleganza che manca di una movenza di
danza che sblocca dal riflesso della propria figura qualcosa che vada oltre ciò
che è una cosa sicura, invitando a avventura tutto quello che in misura vien
ridotto a specchietto in un piccolo laghetto, ricordando che guardando se
stesso in riflesso ogni cigno non fa che rimaner dove è messo, mentre la sua
libertà è andar sempre anche solo un passo al di là.