Una parte dello zoo è adibita alla ricostruzione degli animali preistorici, e la bimba ne resta affascinata…”Guarda come è grande questo…come si chiama?” mi chiede avvicinandosi a esso. “E’ uno Spinosaurus, come dice la scritta qui…non avvicinarti, che è carnivoro!” le grido. E la bimba balza indietro istintivamente, poi si riprende e mi manda un’occhiata di rimprovero: “Mi hai fatto spaventare…lo so che non è vivo…ma mi sono spaventata!”. “Ma con quel balzo da ranocchia ti sei comunque salvata dalla preistoria!”.
Già, la bimba/rana ha fatto con un piccolo saltello il passaggio dalla
preistoria alla storia; ma la sua vera storia, quella di oggi, per lei ha
pericoli più grandi dello Spinosaurus. Pericoli non da animali del passato e
lontani ormai, ma da mostri di umanità vicini e presenti nel suo percorso di
vita. Che l’hanno rimandata sempre via, l’hanno fatta rimbalzare dall’oggi al
domani senza una ragione, solo per istinto. Quell’istinto primordiale che non
c’è più in questo animale preistorico ormai, ma che cresce a dismisura in
quell’animale personale nel presente famigliare che ancora a lei si accosta con
l’istinto…e questo animale non si è ancora estinto.
“Mi piacerebbe arrampicarmi e saltellare su, su, dalla schiena di questo
dinosauro, fino ad arrivare sulla sua testa!” mi dice la bimba indicando lassù.
“Con la fantasia l’hai già fatto andando oltre la sua altezza; con il cuore
pure, perché hai oltrepassato la paura, e con la mente – la tua di testa – hai
superato la testa del dinosauro, volando dal suo passato al tuo futuro, quando
sarai in grado di volare”… senza accorgermi, in quel mentre, di aver detto, a
mo’ di presagio,quel che sarebbe stato del futuro di lei…