Una rana Vera lei non lo fu per davvero
ma il simbolo così vero
rese il suo cammino non più così nero
Gli occhi del mondo su una bimba
Il mondo degli animali anima anche il mondo umano,
perché ha tre elementi che riguardano entrambi:
l’anima, i sensi, l’istinto.
Quando si vive soprattutto con i sensi, si è tutti animali
naturali.
Quando si vive soprattutto con l’istinto, si è animali e umani.
Quando si vive soprattutto con l’anima si è animali ragionevoli.
Ma se l’anima prevarica, rende sensi e istinto suoi schiavi.
E solo lei può farlo, perché non è ancorata alla terra come
loro.
Anche l’anima più bella, quando prevarica, trasforma tutto ciò
che sta sotto di lei in una realtà artificiale, non più naturale.
E mettendo in mostra se stessa, trasforma in mostruosità tutto
quello che pensa, che dice e che fa.
E chi vive accanto, che fine allora farà?...
Proprio per questo abbiamo organizzato questa visita allo zoo, che
possiede quell’anima comune e naturale da recuperare e riequilibrare, là dove è
necessario, osservando quei nostri simili.
Ma abbiamo anche con noi una bimba, che con la sua anima in
equilibrio con i sensi e con l’istinto sa comprendere ognuno degli animali
nello zoo, e con il suo corpo cerca di procedere anche nel viaggio con gli
umani in questo nostro zoo del mondo.
Più che il suo nome, è importante il simbolo di mezzo che ha
scelto per accompagnarci: una rana: un anfibio: per essere in grado di
procedere in due ambienti diversi mantenendosi in unione e in equilibrio con
entrambi.
E io, ora, che cosa sceglierò per me in questa visita allo
zoo?...
“Tigre contro tigre…” ripete la bimba additando alla gabbia.
“Che cosa vuoi dire?” le chiedo.
“Che quelle tigri là adesso son lì calme, ma se cominciano a
litigare, anche solo per un pezzo di carne, diventano nemiche, dimenticano di
essere nella stessa gabbia e della stessa razza”.
“Già. Succede anche a noi qui fuori: basta poco per dimenticarci
di essere di una stessa famiglia umana, appena vediamo qualcosa che ci
interessa e che vogliamo per noi”.
La tigre appare ora bella e calma, ma ogni volta che vede
qualcosa di interessante per lei, sia in bene che in male, agisce mettendo in
moto tutta la potenza che ha dentro di sé, per raggiungere quello che vuole.
Senza guardare in faccia a nessuno. In negativo e in positivo, questo lo si può
applicare anche a noi.
La bimba rimane a osservare tra le sbarre quella tigre, poi riprende: “Ma lo sai che più la guardo, più la sento venire dentro di me, come se mi passasse la sua forza? Mi sembra di ricevere la sua forza solo stando qui a osservarla!”.
Anche una piccola rana, debole e indifesa, può ricevere forza osservando la tigre. Può ricevere la sua tenacia, la sua caparbietà, il suo slancio e la sua tattica per affrontare la vita. Ma certo è che se la rana osservando la tigre vien tratta in inganno ed è costretta ad imitarne solo la forza bruta e violenta a scapito dei simili più deboli, sarà in crisi nella sua identità e non saprà più come affrontare con le sue buone intenzioni quel mondo che la tigre le ha mostrato con delle cattive informazioni.
“Questo animale è come la rana – dissi alla bimba – perché ha un po’ di umano del Papa e un po’ di animale del gallo!”.
“Come il Papa, perchè deve ripetere le cose per farcele capire,
e come lui perché deve svegliarci nel non dormirci sopra!” osservò.
La definizione della bimba mi apparve di una teologia sopraffina
e concreta, e mi fece capire che con poche parole si può dir tutto.
E per di più, dir con ironia appariva valer meglio che in
serietà.
Veder la bimba invader la teologia mi apparve roba strana, ma
forse occorreva avere il senso dell’intuito e del lasciarsi andare oltre, era
tutta qui la questione. Forse releghiamo ai bimbi solo le cose banali e
inutili, senza pensare che essi ci possono dare, se diamo loro le possibilità,
le cose migliori. Ma finchè li trattiamo da bambini e da bambocci, riducendoli
a fantocci per noi, queste possibilità meravigliose non possono emergere per
noi. Far emergere dalla bimba le sue facoltà, è la sua possibilità. Ma dipende
da noi, dal non farci superiori, dal non far da papa e dal non credere di
essere noi il gallo del pollaio. Un po’ di umiltà…
Certo, il pappagallo ha uno stile di dignità nel suo portamento,
e ci invita a far altrettanto, a seguirne lo stile e le modalità, ricordandoci
di non stancarci nel ripetere le cose, perché, come dice il detto: “Repetita
iuvant”, se tutto è fatto con amore.
A volte succede che ripetiamo, ripetiamo e rifacciamo senza
valore e senza senso più di tanto, dimenticando che dobbiamo uscire dal livello
della superficialità e del dovere, e lasciarci guidare, come fa ora qui questa
bimba, dalla contemplazione.
“Certo che avere quel coso davanti agli occhi sarà un bel fastidio!” osservò la bimba.
“Certo, certo…la rana ha invece una visione libera davanti ai
suoi, vero? E per questo ti piace come riferimento…”.
Ma la bimba non sorrise, anzi si fece triste e assorta, come a
indicare che qualcosa non quadrava in quella mia battuta ironica.
Pensandoci bene, a volte il peso davanti agli occhi che ingombra
il nostro sguardo può essere visibile, come nel caso del nostro rinoceronte; ma
ci sono pesi che non vediamo, invisibili agli occhi altrui, ma che appaiono
invece davanti al nostro sguardo, e che ci impediscono di vedere serenamente
dove andare. E spesso, quel peso non è naturale, ma ci è messo davanti per
rimarcare i nostri limiti e le nostre incapacità…e sottolineato da chi ci
dovrebbe amare, e invece ci vuol solo far soffrire, come a ripicca per non
essere stato amato o per non aver la capacità ora di dare amore.
La bimba sta ondeggiando, come ubriaca…
”Che stai facendo?” le chiedo un po’ preoccupato.
Mi sorride: “Sto imitando la camminata del rinoceronte…guarda,
guarda come cammina! Sembra che stia ballando!...” e mentre continua così,
osservandoli in sintonia uno di là e lei di qua dalla recinzione, fanno proprio
una bella coppia: una rana che balla con un rinoceronte, in un lento che li
assimila a un sereno momento di vita insieme, dove la recinzione e ogni altro
ingombro scompaiono agli occhi, e appare invece in gioiosa fantasia l’incontro
naturale tra l’animale che appare una bomba e l’umanità di una bimba.
Quel che si vede sulla zebra son le righe, ma quel che la zebra ti dice è tra le righe, potremmo dirla in forma di filosofia di vita. Spesso quel che vedi sulle righe non appare a te, se non osservando meglio quello che si vede tra le righe.
Una rana sta di qua, ma salta anche di là; sta sulla terra, ma
poi balza nell’acqua, come a far sapere che il sapere non è mai tutto lì dove
stai, se un po’ da lì non te ne vai.
In questa bimba ammirante la zebra par di vedere la doppia
condizione: del dover star per forza in una situazione da subire, e del dover
andar per amore in un’altra situazione da esplorare, con il rischio e
l’avventura; e magari, non più lì accettata e compresa. Ma val la pena
rischiare, se vuoi dalla zebra animale passare alla situazione umana.
“Sarà di più il bianco o di più il nero sulla zebra?” mi chiese.
“Boh…sai che non ci ho mai badato…dipende anche da ognuna…”.
Già, forse bianco o nero, positivo o negativo, nella nostra vita
appaiono a seconda delle situazioni e delle condizioni che viviamo. Ma che
bianco sia positivo e nero sia negativo certo non è definito: magari
un’esperienza negativa ci porta poi a un positivo, e viceversa…l’importante è
viver quello che siamo, zebre o meno.
Se poi hai come riferimento una rana, che cos’è più facile che
non saltare dal nero al bianco e dal bianco al nero, svincolandosi dal negativo
e abbracciando il positivo, in tutto quello che la vita ti dà? Una rana, come
una bimba, non saltano qua e là a caso, ma si allenano crescendo a sperimentare
il balzo del vivere, per fare delle loro esperienze un modo per distinguere il
bene dal male.